100 anni di Francesco Rosi
Esattamente cento anni fa nasceva Francesco Rosi (Napoli, 15 novembre 1922 – Roma, 10 gennaio 2015). È stato uno dei grandi Maestri del cinema contemporaneo, perché come spiegava Martin Scorsese, «è riuscito a delineare un’intera cultura con grande sensibilità artistica, coniugata al suo occhio vigile di etnografo. I suoi film non sono né melodrammi, né thriller, fanno parte di un genere a sé, basato sulle realtà politiche. Sono film di un realismo illuminato: prima di tutto ti coinvolgono e poi esigono l’obiettività. Rosi ha spesso il rigore di Dreyer o di Bresson. Il suo cinema è gremito di momenti memorabili». Ma soprattutto il cinema di Francesco Rosi era ed è necessario. I suoi film, ad esempio, confortavano un altro Maestro del Cinema come Fellini che confessava: «Il disagio, il senso di inadeguatezza, lo scontento, il sospetto di un’adolescenza protratta oltre i limiti, si dissolvono pensando che gli sdegni, le denunce, le polemiche, insomma, quel tipo di impegno in me così tiepido c’è qualcuno come appunto Franco Rosi che invece lo vive appassionatamente anche per me. Nella strada che abbiamo scelto e cioè fare cinema, Rosi è un compagno di viaggio ideale, fedele, coerente, un cineasta condottiero che riverbera il nostro mestiere di una dignità particolare, da crociato, vivendo il film come un’eroica impresa dove si richiedono volontà, ardimento, onestà, spirito di sacrificio». Rosi è stato inoltre uno dei pochi cineasti italiani capace di mettere a fuoco vicende rimosse del nostro strano Paese chiamato Italia, di osservarne le mutazioni e le mimetizzazioni, mettendo al centro dell’inquadratura e mai fuori campo le cause e le possibili conseguenze. Per questi e per molti altri motivi la Cineteca Nazionale e la Casa del Cinema hanno deciso di festeggiare l’anniversario del Maestro con due suoi film (Lucky Luciano e Tre fratelli) e con il preziosissimo documentario Citizen Rosi di Didi Gnocchi e della figlia Carolina Rosi.