GLI ULTIMI TRE GIORNI di Gianfranco Mingozzi (Italia, 1977, 123′)
Siamo a Bologna, nell’ottobre del 1926. Il protagonista è un ragazzo di sedici anni, il padre è un vecchio tipografo anarchico, la madre una tipica donna emiliana vulcano di amore familiare. Il fratello maggiore cerca lavoro, la sorellina minore ha i suoi piccoli problemi di scuola. La zia Virginia, operaia di fabbrica, è assiduamente corteggiata dal fascista Ettore. Poiché Mussolini verrà a Bologna, la città si prepara a riceverlo e a festeggiarlo. Il ragazzo, il nostro ragazzo di sedici anni, appare “quasi” come gli altri. In realtà sta meditando un attentato contro l’uomo della dittatura e medita di compierlo allo scoperto, allo stadio, da solo. Ma c’è qualcuno che lo sta guidando, a sua insaputa: Ettore, il quale sa che l’attentato servirà proprio alla dittatura per inaugurare la grande repressione. Quando arriva Mussolini, il ragazzo estrae la pistola per mettere in atto il suo proposito, ma Ettore e altri fascisti in un attimo gli sono addosso e lo uccidono a pugnalate. Il fascismo si è fabbricato il pretesto che gli occorreva. La grande repressione si inaugura subito; a pochi giorni di distanza si promulgano le leggi eccezionali: restaurazione della pena di morte per delitti politici, istituzione del Tribunale speciale militare per gli antifascisti, abolizione della libertà di stampa, scioglimento di tutti i partiti dell’opposizione.
Copia gentilmente concessa da RAI TECHE