Gangster&co.
Il clan dei Barker – Bloody Mama di Roger Corman (1970; 90′); 35mm
Titolo originale: Bloody Mama
Regia: Roger Corman
Sceneggiatura: Robert Thom
Fotografia: John A. Alonzo
Montaggio: Eve Newman
Scenografia: Michael Ross
Suono: Charles T. Knight
Musiche: Don Randi
Interpreti: Shelley Winters, Pat Hingle, Don Stroud, Diane Varsi, Bruce Dern, Clint Kimbrough,
Robert De Niro, Robert Walden, Alex Nicol, Pamela Dunlap, Michael Fox, Scatman Crothers, Stacy
Harris, Lisa Linsky, Steve Mitchell, Roy Idom, Frank Snell
Produzione: Roger Corman, Samuel Z. Arkoff, James H. Nicholson per American International
Pictures (AIP)
Durata: 90 minuti
Prima proiezione: 24 marzo 1970
Sinossi:
Kate “Ma” Barker si dà al gangsterismo estremo assieme ai quattro figli: dopo aver mollato il
marito, la ferale donna imbraccia il mitra, sale in macchina, rapina e sequestra persone cercando
un riscatto impossibile nell’America a ridosso degli anni Trenta. I suoi figli edipicamente la amano
e la temono, lei li adora e li tiranneggia con un atteggiamento ai limiti dell’incestuoso. In ogni caso
il “clan” che hanno messo in piedi non può avere vita facile: la polizia è sulle loro tracce e loro
non fanno nulla per evitare di lasciare una scia di sangue a ogni passo…
Roger Corman non stava attendendo l’arrivo di Gangster Story per saltare negli anni Trenta munito
di pistole. Ma certamente il film di Penn fornisce nuovi orizzonti persino a lui, leggendario re del
cinema indipendente, antesignano di Easy Rider con i suoi motorcycle movies e sostenitore di
fulgidi talenti (Demme, Bogdanovich, Scorsese e ovviamente Hellman tra gli altri) cui ai tempi
prestava le sue doti da produttore. Precursore, galassia/mondo a se stante nel cinema americano,
Corman non stava aspettando Gangster Story per affondare a ridosso della Depressione visto che un
paio di mesi prima del film con la coppia Beatty/Dunaway nelle sale Usa era arrivato il suo Il
massacro di San Valentino (1967): Chicago, Al Capone, il proibizionismo e una nota strage erano
gli ingredienti di questo noir d’antan. Ma con Il clan dei Barker (1969) Corman raccoglie tutta la
furia e la violenza della seconda parte del film di Penn per portarle al parossismo ed estenderle a
una famiglia criminale. Kate “Ma” Barker è una donna arrabbiatissima con un sistema che vorrebbe
sottometterla e a cui si ribella, è il capo di un clan formato dai suoi quattro figli maschi ed è assetata
di sangue (il titolo originale è Bloody Mama, in cui “bloody” sta sia per “sanguinaria” che per
“maledetta”). Diavolo che non ha tema di mandare allo sbaraglio quei figli con cui ha un rapporto
un po’ morboso (nella family troviamo anche un giovanissimo Robert De Niro, fragile figlio
eroinomane), Kate “Ma” è interpretata da una Shelley Winters in forma strepitosa, con mitra a
portata di mano e sguardo diabolico, pronta a scatenare un’orgia di proiettili. Sebbene Il clan dei
Barker sia l’unico film diretto da Corman presente in questa retrospettiva, ritroviamo il suo
multiforme ingegno anche come indispensabile supporter de La sparatoria e Le colline blu e come
produttore di Cockfighter di Monte Hellman. Ritroviamo poi la casa di produzione con cui ha a
lungo lavorato, l’American International Pictures, al timone di altri due titoli qui presenti ovvero
Foxy Brown e soprattutto Dillinger di Milius, lavoro apparentato a Gangster Story per l’orizzonte
storico-criminale e a Il clan dei Barker non solo per crudezza espressiva ma anche perché questo
film di Corman fu prodotto dallo stesso regista sempre per l’Aip. Il film di Milius e il gioiello
cormaniano sono due ottimi esempi per capire come le produzioni indipendenti e più laterali
rispetto alle Major fossero in grado di prendere un titolo di successo, come il seminale film di Penn,
cavalcandone ambientazioni e mitologie per (ri)portare al cinema il pubblico che lo aveva
apprezzato e riscriverne l’elegante fattura in un linguaggio più sporco e brutale.