IL FEDERALE di Luciano Salce Italia, 100’, 1961
Roma, 1944. Primo Arcovazzi, zelante graduato delle brigate nere, di origine cremonese, viene scelto per andare a catturare e riportare a Roma il professor Erminio Bonafé, eminente filosofo che un comitato di antifascisti ha designato come futuro presidente della Repubblica e che si è rifugiato in un paese dell’Abruzzo. Come premio per la missione ad Arcovazzi viene promessa la nomina a federale. Con un “side-car” il giovanotto raggiunge facilmente il professore, che gli si consegna senza opporre resistenza. È il ritorno a Roma con il prigioniero che si rivela complicato. I due sfuggono ad un attacco di partigiani e finiscono fuori strada per colpa di una ladra vagabonda. Poi vengono arrestati dai tedeschi, ma riescono a fuggire durante un bombardamento aereo: il professore tenta di svignarsela da solo, ma Arcovazzi lo ritrova quando vanno entrambi a rubare nello stesso pollaio. Il viaggio dei due prosegue su di una vettura anfibia tedesca, che fa naufragio nell’attraversare un fiume. Arcovazzi e Bonafé capitano infine in casa di Bardacci, noto poeta fascista e antico maestro di Arcovazzi: i familiari dicono loro che è morto, e invece vive nascosto in un granaio. Nonostante le continue delusioni e i tentativi di persuasione del suo prigioniero, Arcovazzi resta ancorato alla propria fede fascista: ed è grande il suo orgoglio quando, a 6 chilometri da Roma, prende alla ladra vagabonda, incontrata casualmente di nuovo, una bella divisa da federale, che si affretta a indossare per il suo ingresso nella capitale. Qui però sono intanto già arrivati gli alleati. Un gruppo di partigiani salta addosso al neo-federale e per lui finirebbe male se non intervenisse a sottrarlo al linciaggio il prof. Bonafé.