Pa tru eshte qielli/ Il cielo è stupido (Odeta Çunaj, 2017, 10′) v. o. sott. it
“Tutti i cambiamenti radicali non servono a nulla se non possono cambiare il mio essere”. Questa frase della protagonista del film può essere considerata l’epitaffio della transizione albanese e delle immagini del futuro che si erano create all’inizio degli anni Novanta, quando tutto sembrava possibile. La regista Odeta Çunaj è riuscita a comporre una storia al contempo personale ed esplicativa della situazione attuale dell’Albania. Il suono assume una funzione comprimaria a quella delle immagini nella costruzione della storia e diventa uno degli elementi principali per capire lo stato d’animo dei personaggi e il contesto sociale in cui sono inseriti. In una Tirana che si gentrifica, il rumore di una pallina da tennis scandisce i momenti della giornata degli abitanti del quartiere come un orologio, suscitando in alcuni
l’indifferenza e in altri la nevrosi.
18:15 La vie bohème/ Vita da bohème (Aki Kaurismaki, 1992, 103′) versione italiana
L’opera di Aki Kaurismaki che vi proponiamo contiene una delle primerappresentazioni di personaggi albanesi realizzati dal cinema occidentale dopo la fine della dittatura comunista. Nel 1992, quando è uscito il film, gli albanesi si erano appena rimesso piede nell’Europa dell’Ovest. La loro caratterizzazione era spesso assimilata a quella di altri est europei che avevano iniziato a varcare i confini dell’ex cortina di ferro. Pur impiegando alcuni stereotipi classici dell’epoca, la storia risulta più realistica e più
rappresentativa dell’esperienza della migrazione albanese di molti altri film usciti in seguito. I problemi di Rodolfo, un pittore albanese che vive a Parigi, sono quelli della maggior parte dei migranti ancora oggi, ovvero la disoccupazione, la povertà e la persecuzione da parte delle autorità.