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Tutti a casa di Luigi Comencini, 1960, 114’
«Age e Scarpelli avevano sviluppato una storia che si svolgeva nella Roma occupata durante il periodo del coprifuoco, ma quella storia pareva destinata a non realizzarsi. Ci ricordammo allora di certe cose di Roma 1943 di Monelli e di molte avventure personali accaduteci nel giorno dell’armistizio. E così è nata l’idea di Tutti a casa. Poiché già più d’una volta mi è stato chiesto quale parentela ci sia tra il mio film e La grande guerra, credo di avere indirettamente risposto, raccontando come è nata l’idea di Tutti a casa. Nessuna. Solo che probabilmente i due film hanno in comune la stessa fiducia, da parte degli autori, in un certo metodo di lavoro. […] Tutti a casa non è nemmeno un film di guerra. È un viaggio attraverso l’Italia in guerra di quattro sbandati (quattro “stupidi” sprovveduti) che vogliono tornare a casa […] perché quella del ritorno a casa è l’unica idea chiara che hanno, l’unica idea che li accomuna, l’unica fede» (Comencini).