I mille volti di Alberto Sordi
UN BORGHESE PICCOLO PICCOLO, Mario Monicelli, 1977, 118’
Giovanni Vivaldi, impiegato ministeriale prossimo alla pensione, insegue il sogno di far assumere nel suo stesso Ministero il figlio Mario, neodiplomato ragioniere, mediante la partecipazione a un concorso che prevede 600 vincitori su 30.000 concorrenti. Ritenendosi disposto a tutto pur di essere agevolato nell’intento, dietro consiglio del suo amichevole superiore dottor Spaziani, arriva a iscriversi alla Massoneria nonostante il parere contrario della scettica moglie Amalia. Superata la prova scritta, Mario viene casualmente ucciso da un rapinatore di banca la mattina stessa degli esami orali. In seguito allo shock la moglie resta totalmente paralizzata e Giovanni fa esplodere il suo disperato istinto di vendetta giungendo a sequestrare e torturare l’assassino del figlio che ha riconosciuto tra gli indiziati in seguito a vari confronti con la polizia. «Il borghese piccolo piccolo direbbe: ma io che c’entro con la violenza? Invece, c’è dentro fino al collo. Una violenza che annulla gli altri e lui stesso quando il sipario della sua mediocre rappresentazione (l’unica che sappia fare) è strappato dal colpo di pistola» (Sordi). «Da non dimenticare, fra gli strumenti che hanno concorso a creare lo stile del film, la fotografia affascinante di Mario Vulpiani, ispirata, oltre ai colori di Sughi, a quelli di Munch, con dominanti nero-grigi qua solo verdi plumbei, là tutte sfumature livide e bluastre, non di rado monocrome. A dare un senso diffuso di soffocamento, di oppressione, di nulla» (Rondi).