Nel centenario della nascita la Cineteca Nazionale – Centro Sperimentale di Cinematografia in collaborazione con l’Associazione Giuseppe De Santis non poteva esimersi dal festeggiare uno dei Maestri indiscutibili del cinema italiano. Si è optato d’intitolare così questa lunga e doverosa rassegna (che comprende non solo i film da lui diretti, ma anche quelli in cui ha ricoperto il ruolo di sceneggiatore) non solo perché Un apprezzato professionista di sicuro avvenire è il titolo del suo ultimo film.
C’è, forse, un motivo più dolorosamente intimo. Col senno di poi, cioè rileggendo le varie vicende della sua biofilmografia, ci appare sempre più chiaramente un’ironica quanto amara riflessione sul suo essere uomo di cinema in un mondo dello spettacolo a lui sempre più alieno. È come se De Santis avesse avuto, da una parte, coscienza di sé, delle proprie capacità di professionista del cinema e, dall’altra, con lucida e disincantata ironia vedesse la propria carriera di regista tutt’altro che sicura. Del resto, basta leggere le date della sua filmografia per capire le reali difficoltà per un maestro del cinema italiano di realizzare film: ben otto anni separano il suo ultimo lungometraggio da Italiani brava gente (1964) e, come scrive giustamente Piera Patat nel volume curato da Sergio Toffetti Rosso fuoco. Il cinema di Giuseppe De Santis, «l’altro film degli anni ‘60 è La garçonnière (1960), finanziato da un produttore regionale, il napoletano Roberto Amoroso. E per fare l’ultimo film degli anni ‘50, La strada lunga un anno, era dovuto andare in Jugoslavia». Non è un caso quindi che il primo cartello dei titoli di testa del film Un apprezzato professionista di sicuro avvenire reciti “Un film di Giuseppe De Santis”, l’ultimo “direttore artistico Giuseppe De Santis”. La prima formula, che ha un significato particolare, in quanto indica che il regista è il responsabile principale, l’“autore” di un film, si è venuta affermando nel corso degli anni ‘30 con il crescere dell’importanza della nozione di regista all’interno di una situazione di lavoro collettivo». Il 16 maggio 1997 Giuseppe De Santis se ne è andato lasciando un vuoto immenso. E come scrive l’Associazione Giuseppe De Santis (www.assodesantis.com): «Non potendo filmare egli stesso le storie che ideava con un mai sopito impulso creativo, negli anni di inattività forzata egli è comunque riuscito a trasmettere ai giovani la passione per la “settima arte”: negli anni ‘80 come insegnante di recitazione al prestigioso Centro Sperimentale di Cinematografia (tra i suoi allievi di allora c’è una fetta di attori del giovane cinema italiano: Iaia Forte, Roberto Di Francesco, Francesca Neri…), nell’anno accademico 1996-97 come docente di regia alla Nuova Università del Cinema e della Televisione di Roma».
La rassegna è a cura della Cineteca Nazionale – Centro Sperimentale di Cinematografia in collaborazione con l’Associazione Giuseppe De Santis.