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Non torno a casa stasera – The Rain People di Francis Ford Coppola (1969; 101′); v.o.sott.it
Titolo originale: The Rain People
Regia: Francis Ford Coppola
Sceneggiatura: Francis Ford Coppola
Fotografia: Bill Butler
Montaggio: Barry Malkin
Scenografia: Leon Ericksen
Suono: Nathan Boxer
Musiche: Ronald Stein
Interpreti: Shirley Knight, James Caan, Robert Duvall, Marya Zimmet, Tom Aldredge, Laurie
Crews, Andrew Duncan, Margaret Fairchild, Sally Gracie, Alan Manson, Robert Modica, Eleanor
Coppola
Produzione: Bart Patton, Ronald B. Colby per American Zoetrope
Durata: 101 minuti
Prima proiezione: 24 giugno 1969
Sinossi:
Natalie, una casalinga di Long Island, scopre di essere incinta. Confusa dalla sua nuova
condizione, una mattina scappa di casa lasciando soltanto un biglietto al marito che ancora dorme.
La giovane donna inizia così un viaggio senza meta lungo gli States per capire cosa vuole
realmente e senza aver preso una decisione irrevocabile sul da farsi. Nel suo peregrinare, la
ragazza incontra un ex giocatore di football con qualche ritardo mentale che si affezionerà a lei e
di cui lei a sua volta si sentirà sempre più responsabile…
Non torno a casa stasera è il quinto lungometraggio di Coppola e l’ultimo del decennio degli anni
Sessanta: il suo film successivo sarà Il Padrino con cui si aprirà la stagione che, più di ogni altra, ha
consegnato il regista a un posto insostituibile nella storia del cinema. Non torno a casa stasera è un
piccolo film in esterni e a basso costo che però Coppola desidera fortemente ed è anche un titolo
ottimale per cogliere lo spirito di molti lavori della New Hollywood lontani dai grandi budget,
scabri e incentrati su alienazioni individuali che trovano risonanza in quelle collettive. Uscito a
neppure due mesi di distanza da Easy Rider, il film secondo il critico Roger Ebert ne era una sorta di
immagine speculare: in entrambi i casi i protagonisti corrono sulle strade incrociando varia umanità
e fuggendo da un’esistenza convenzionale. Non torno a casa stasera è infatti un road movie in cui il
viaggio ha una valenza esistenziale e in cui il regista/sceneggiatore osserva lo sradicamento della
sua protagonista, Natalie (una magnifica Shirley Knight), e i suoi incontri con personaggi marginali:
la donna sta affrontando una crisi e per capire quale direzione prendere ha vitale bisogno di evadere
dalle mura domestiche e perdersi. Un motivo decisamente ricorrente in quegli anni, ma in questo
caso a salire sull’auto è appunto una donna, moglie di un uomo che il film non mostrerà mai
compiutamente. Dai doveri coniugali allo spazio aperto, dalla propria casa alle camere dei motel, il
percorso di Natalie è quello di una persona che non sa più vivere i ruoli che ha fin lì accettato, e che
deflagra di fronte alla parte più irrevocabile di ogni altra ossia la maternità da poco scoperta. Sulla
strada incontrerà esseri umani a vario titolo “traumatizzati” come un ex giocatore di football con
problemi mentali (James Caan) e un ambiguo poliziotto (Robert Duvall), ma troverà soprattutto
luoghi intrisi di spaesamento. Oltre a essere un esempio di stile “newhollywoodiano” e a ritrarre un
personaggio femminile molto complesso, il lavoro risente di molto cinema europeo come se fosse
un corrispettivo Usa di alcune opere di Antonioni con le sue donne incrinate e il loro disagio di
fronte all’incomunicabilità o all’impressione di non essere comprese all’interno di rapporti che
dovrebbero essere intimi. Il film in America non ebbe successo in sala né particolare riscontro
critico, ma vinse nel 1969 il Festival di San Sebastian. Non torno a casa stasera è invece un lavoro
forte e struggente sul valore della responsabilità individuale e sociale. E, guardando alla filmografia
di Coppola, uno snodo nella definizione di alcune atmosfere rarefatte e stonate che ritroveremo
pochi anni dopo ne La Conversazione (1974).
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