Strategia del ragno di Bernardo Bertolucci (1970, 98’)
Athos Magnani arriva a Tara per cercare la verità sulla morte del padre, ucciso dai fascisti nel 1936. «“Tara” è come la parola detta da un bambino che incomincia a parlare; forse è il modo per dire “cara” alla madre. Non a caso questa città è nata dopo 2 o 3 mesi che avevo iniziato l’analisi, nel momento cioè di grandissimo entusiasmo per la scoperta freudiana. […] Non è assolutamente Parma [il film è girato a Sabbioneta]; Tara rappresenta anzi la rinuncia a Parma, forse perché questo bisogno di condannare la cultura paterna, io l’ho sentito in modo particolare, e credo sia presente un po’ in tutti i miei film» (Bertolucci). «L’opera è fra le più suggestive del nuovo cinema italiano, caratterizzata dalla magica ambiguità delle atmosfere e dall’aerea leggerezza della struttura narrativa che fondendo con grande sapienza un corposo realismo padano e surreali contemplazioni crepuscolari, trasmette un’inquietudine onirica profondamente segnata dalla malinconia di non poter conoscere il perché dei comportamenti umani e a non poter sfuggire alla presenza della morte» (Grazzini).