Vergine Giurata Regia: Laura Bispuri
Anno: 2015
Durata: 1h 30m
Produzione: Italia, Svizzera, Germania, Albania in collaborazione con il Kosovo
Genere: drammatico
Lingua: italiano e albanese
Sinossi: In seguito a un evento particolare, la giovane Hana è costretta a seguire un’antica usanza che impone alle donne di diventare uomini.
Revisione: Si parla tanto odiernamente delle resistenze sociali e politiche incontrate da persone che vogliono fare una transizione di genere. Tali resistenze sono dovute alla tradizionale visione della società secondo la quale gli uomini e le donne hanno sembianze e ruoli definiti che derivano dal loro patrimonio genetico. La storia raccontata dalla regista Laura Bispuri ci pone di fronte una realtà che mette in serio dubbio le nostre più radicate convinzioni sull’argomento. Nel Nord dell’Albania, dove di norma vige il patriarcato duro e puro, esiste una tradizione che non solo permette, ma anche impone alle donne di diventare uomini. Nella maggior parte dei Paesi europei come nella stessa Albania, tale processo è considerato un tabù poiché comporta la trasgressione dei confini morali, sociali e culturali attribuiti ai due generi. La storia narrata in Vergine giurata, presenta la trasgressione nella maniera opposta, ovvero come l’inversione del processo di transizione che la comunità locale ha imposto al personaggio principale. Il film racconta le difficoltà del/la protagonista nel relazionarsi con sé stesso/a e con gli altri dato che non ha scelto la propria identità di genere. Solo l’allontanamento dai paraggi domestici sembra offrire a Mark/Hana la possibilità di riaccasarsi nel proprio corpo. Confrontando il contesto albanese descritto nel film con quello più ampio del mondo Occidentale, si nota che la trasgressione, in entrambi i casi, si configura come la ribellione a un’autorità che ha imposto delle regole e che poco ha a che fare con la metafisica della genetica.