Jeroen Krabbé è un grande attore olandese che voleva esordire nella regia. Mi ha proposto di recitare nel suo film, nella parte di una madre ebrea ortodossa, ad Anversa, negli anni ’70. Gli ho chiesto: “Perché non prendi un’attrice ebrea? Io sono cattolica, italiana, cosa c’entro?”. E lui mi ha risposto: “Un’ebrea ortodossa non potrebbe mai lavorare nel mio film, dovrebbe stare a casa a lavorare, se prendo una non ortodossa, esagererebbe la rappresentazione degli ortodossi, invece tu non ne sai niente e quindi farai quello che ti dico”. Sul set avevo non solo una persona per correggermi l’inglese, ma avevo anche un coach che mi controllava i gesti. In una scena vedevo mio figlio in pericolo e ho giunto le mani per esprimere la mia disperazione e il mio coach si è arrabbiato perché quello era il segno della preghiera cattolica, un’espressione che mai il mio personaggio avrebbe utilizzato. È un film nel quale ho imparato molte cose. Nella comunità ebrea ci sono molte difficoltà causate dalle loro divisioni interne. Jeroen voleva fare un film sul dubbio e sull’umanesimo che cancella queste differenze. Davanti alla morte siamo tutti più vicini. Credo che per questo volesse me, perché non essendo della loro religione, ero più conciliante, non avevo un pregiudizio o un’opinione preconcetta. (Isabella Rossellini)
REGIA: Jeroen Krabbé
NAZIONE: Paesi Bassi, Belgio
ANNO: 1998
DURATA: 100′
CAST: Isabella Rossellini, Maximilian Schell, Jeroen Krabbé, Marianne Sägebrecht, Chaim Topol, Laura Fraser
Versione originale con sottotitoli