Le due serate del 24 e 26 maggio sono il risultato di un laboratorio organizzato dal Conservatorio S.Cecilia e dalla Casa del Cinema di Roma, in collaborazione con la Cineteca Nazionale.
Compositori provenienti dalle diverse scuole di composizione hanno composto musiche originali per alcune pellicole italiane del secondo decennio del XX secolo. Un interessante aspetto di questa esperienza è rappresentato dalla esecuzione delle colonne sonore , che saranno realizzate dal vivo da organici strumentali che vanno dal quintetto all’ottetto.
La figlia del cantoniere, 1912
• musica di Angela Bruni
L’illustre attrice Cicala Formica, 1920
• musica di Teresa Fantasia
Mariute, 1918
• musica di Enrico Balestrieri
Tutto per mio fratello, 1911
• musica di Marco Noia
La figlia del cantoniere, 1912
• musica di Francesco Del Pia
Flauto Alessia Valentini Clarinetto Luca Cipriano Violino Paolo Marchi
Viola Luca Pellegrino Violoncello Francesco Marquez Contrabbasso Elio Tatti Pianoforte Mario Germani, Elena Postumi Arpa Chiara Marchetti Percussioni Edoardo Mariotti
LA FIGLIA DEL CANTONIERE 1912, 30’
Doretta, figlia di un cantoniere, s’innamora di un ingegnere che sta eseguendo dei lavori sulla strada ferrata. Ma questi, ad opera terminata, parte, lasciando Doretta e fidanzandosi con la figlia di un banchiere. Quando apprende del prossimo matrimonio, Doretta attende che il treno con gli sposi attraversi il passaggio a livello e vi si getta sotto.
Restano anonimi il realizzatore e gli interpreti
L’illustre ATTRICE CICALA FORMICAdi Lucio D’Ambra, 1920, 27’ Riccardo Bertacchini, Lia Formia, Diomede Procaccini, Umberto Zanuccoli
Cicala Formica, vuole diventare una diva del cinematografo ai tempi del muto. Tutti vogliono impedire a Cicala di intraprendere la carriera di attrice ma la sua determinazione verrà premiata.
MARIUTE, E. Bencivenga, 1918, 27’50’’ con Francesca Bertini
Il film vuole essere un contributo alla propaganda bellica, portando sullo schermo un tema di drammatica attualità, quello della violenza alle donne nel Friuli occupato dalle truppe austro-tedesche dopo la ritirata di Caporetto. Francesca Bertini interpreta la parte di se stessa: una diva che vive lussuosamente nella sua villa di Roma, che si fa attendere per ore dalla troupe, che fa i capricci sul set. Ma quando un attore, reduce dalla prima linea, racconta delle atrocità subite dalla popolazione nelle terre invase, anche la frivola diva si commuove e nella notte ha un sogno in cui si immedesima in una di quelle vittime. E’ Mariute, una giovane contadina, madre di tre bambini, rimasta in Friuli, mentre il marito è al di là del Piave. Un giorno, tre soldati nemici, che stanno bivaccando nelle vicinanze, la violentano mentre sta tornando a casa. La donna verrà vendicata dal suocero, che a colpi di fucile uccide ad uno ad uno gli stupratori.
L’attrice si risvegolierà’ con una nuova coscienza di se e delle proprie responsabilita’ professionali.
TUTTO PER IL MIO FRATELLO, 1911, 13’
Il film è la riduzione cinematografica di un testo della tradizione teatrale napoletana, Vì che m’ha fatto frateme! (titolo con cui il film è anche conosciuto), scritto nel 1892 dal commediografo e attore napoletano Eduardo Scarpetta (1853-1925). La commedia è una riedizione di una farsa, intitolata, Una strana somiglianza fra Pulcinella contadino e Pulcinella disertore, attribuita a Filippo Cammarano (1764-1842) autore teatrale e librettista ma, soprattutto, celebre interprete della maschera di Pulcinella. In origine, protagonista della farsa era proprio la maschera napoletana che Scarpetta, nella nuova versione, riadattò al suo personaggio, Felice Sciosciammocca. La storia riprende il classico tema dello scambio di persona tra due fratelli gemelli. Felice sta per sposarsi ma deve abbandonare la cerimonia per sostituirsi al fratello gemello, il caporale Fortunato. Quest’ultimo, per amore è fuggito dall’accampamento militare, lasciando in difficoltà lo zio capitano. Felice, spogliatosi dell’abito da sposo e indossata la divisa, partecipa, suo malgrado, alla campagna contro il brigantaggio durante la quale uccide accidentalmente il capo dei briganti. Alla fine i due fratelli riprendono ognuno il proprio posto e il tutto si conclude con il solito lieto fine. Diversamente da quello che avveniva sul palcoscenico, in cui l’attore protagonista doveva destreggiarsi tra i due ruoli alternandoli sulla scena, in Tutto per mio fratello un semplice trucco cinematografico diede la possibilità al pubblico dell’epoca di vedere nella sequenza finale, introdotta dalla didascalia “Ritorno dei due fratelli Sciosciammocca”, Felice e Fortunato finalmente insieme. A teatro il testo divenne uno dei cavalli di battaglia di Eduardo Scarpetta che nell’interpretazione dei due gemelli avrà sicuramente potuto dare sfoggio delle sue qualità di attore comico. Nel film, però, il ruolo di protagonista spetta al figlio di Eduardo Scarpetta, Vincenzo, a cui si affiancano gli attori della sua compagnia.