I soliti ignoti di Mario Monicelli (1958, 105’)
Cosimo (Memmo Carotenuto), piccolo ladro di periferia, è in prigione per il furto di una macchina. Alcuni suoi amici, Capannelle (Carlo Pisacane), un vecchio stalliere un po’ matto, Mario (Renato Salvatori), ladro suo malgrado, Ferribotte (Tiberio Murgia), un siciliano gelosissimo della sorella, Tiberio (Marcello Mastroianni), fotografo e ladro per vocazione, decidono di cercare qualcuno che si accusi del furto per far scarcerare Cosimo. Trovano Peppe (Vittorio Gassman), un pugile di quart’ordine, che dietro compenso dichiara di essere il responsabile del furto. Peppe non è creduto e viene rilasciato: prima di uscire di prigione, con uno stratagemma, si fa confidare da Cosimo il progetto di un furto con scasso. Riacquistata la libertà, Peppe si mette a capo della banda e, con l’aiuto degli amici, prepara l’esecuzione del colpo vagheggiato da Cosimo: svaligiare la cassaforte del Monte di Pietà. Per aprire la cassaforte prendono lezioni da uno specialista, Dante (Totò), che non può partecipare alla rapina perché sorvegliato. Tutto sembra bene avviato quando Cosimo, in seguito ad un’amnistia, viene scarcerato. Deciso a vendicarsi del tiro giocatogli da Peppe e dai compagni, mentre sta compiendo un borseggio viene investito e muore. Intanto è venuto il momento di tentare il furto: i quattro penetrano nell’appartamento contiguo al Monte di Pietà e…
Tra i migliori film di Mario Monicelli e della commedia all’italiana, I soliti ignoti ha anche il grande merito di aver rivelato il grande talento comico di Vittorio Gassman, giustamente premiato con il Nastro d’Argento. È stato campione d’incassi in Italia, ha avuto un buon successo anche negli Usa e ha concorso all’Oscar come miglior film straniero.
«Per me è stata un’esperienza di notevole importanza: il mio primo esperimento comico, un vero spartiacque. Ricordo che Monicelli dovette lottare non poco per far accettare a tutti quest’idea. Anche per ciò credo di dovere molto a quel regista. […] Una pellicola segnata da un procedimento contrario a quello allora più comune e consumato: è un film epico, in un certo senso, fatto più di scene lunghe, che non di brevi gags. Forse il primo film eroicomico moderno, sulla stessa linea poi ampliata dell’Armata Brancaleone, un’esperienza che sicuramente ha influenzato parecchio il cinema che è venuto dopo. […] il copione era particolarmente serrato, ma c’era spazio anche per le invenzioni estemporanee. I soliti ignoti, insomma, è uno dei non moltissimi film che salverei, della vita d’attore» (Gassman).