BERLINO 1937: ARTE AL ROGO di Massimo Sani

Data di inizio
5 Dicembre 2013
Data di fine
5 Dicembre 2013
Categoria
    Archivio
Stato
Concluso

INFORMAZIONI SUL FILM-INCHIESTA “BERLINO 1937: ARTE AL ROGO” un film inchiesta di MASSIMO SANI (Italia, 1968, 53′)

Con la collaborazione di: Helmut Dotterweich

Edizione originale: Bayerischer Rundfunk – III Progr. Monaco di Baviera

Edizione italiana: RADIOTELEVISIONE ITALIANA – II Rete TV (1968 – 48’)

 

Più che presentare il film  vorrei dire due parole sul percorso che ho avuto per arrivare dall’idea al film. Tra il 1958 e il 1966 io ho vissuto e lavorato in Germania –prima a Francoforte e poi a Monaco di Baviera-, quale corrispondente della rivista EPOCA (diretta da Enzo Biagi) e dei periodici del gruppo “Arnoldo Mondadori Editore”. Da qualche anno però collaboravo anche con la RAI, quale autore e regista di film-inchiesta e sceneggiati di argomento storico –per le reti televisive della Rai- realizzati in diversi Paesi europei. In quegli anni in Italia vi era un grande interesse per gli avvenimenti vissuti dai cittadini tedeschi durante il Terzo Reich (dal 1933 al 1945).

Una sera, durante una mia conversazione con il direttore della Haus der Kunst (la Casa dell’Arte contemporanea di Monaco di Baviera) chiesi a bruciapelo –al direttore- se , nell’allestire le mostre degli artisti contemporanei, non sentiva il peso del passato, ossìa del fatto che proprio quella grande “Casa dell’Arte” era stata voluta e costruita da Hitler per sublimare l’arte del regime nazista e per condannare di fronte al mondo intero gli artisti e le opere più moderne, perseguitando atrocemente gli artisti, distruggendo e bruciando al rogo le opere più importanti, significative e di immenso valore, che caratterizzavano e qualificavano gli sviluppi della grande arte tedesca ed europea di fronte al mondo intero.

Anzi, dissi, fu proprio all’interno della “Casa dell’arte” che Hitler –nel 1937- volle mostrare al pubblico le grandi opere “condannate” e definite “vergognose” e come tali liquidate quali opere di persone malate, incapaci di comprendere e di agire e perciò opere di individui da denunciare all’opinione pubblica quali PERICOLOSI.

Il direttore ascoltava con interesse le mie parole ed io mi sentii incoraggiato a continuare la mia provocazione. Dissi che ciò che era accaduto, durante gli anni della dittatura nazista, ai danni degli artisti e delle opere da loro create e realizzate, avrebbe dovuto essere fatto doverosamente conoscere non solo ai cittadini della nuova Germania democratica, ma anche all’opinione pubblica mondiale (erano già passati oltre vent’anni dall’epoca di quegli avvenimenti). E aggiunsi che, probabilmente, la maniera migliore poteva essere quella di “ripetere” quella terribile mostra che Hitler aveva voluto allestire proprio nella “Haus der Kunst” per denunciare al mondo intero quella che lui LIQUIDAVA e CONDANNAVA come “ARTE DEGENERATA” (in tedesco “Entartete Kunst”). Eravamo nel 1961.

L’idea piacque subito al direttore della “Haus der Kunst”, che si dichiarò dispostissimo ad organizzare la mostra delle opere DEGENERATE, proprio nello spirito che voleva Hitler e proprio nella “Haus der Kunst”.. Si chiedeva: capiranno i cittadini la portata di simili misfatti, da aggiungersi a tutti gli altri terribili misfatti operati dal nazismo ?

La mostra sull’arte cosiddetta DEGENERATA venne inaugurata ca. un anno dopo quella conversazione tra me e il direttore. Poi accadde il fatto per me più importante: la gratitudine verso di me, per l’idea suggerita, spinse il  direttore a concedermi l’autorizzzazione esclusiva di realizzare un film sull’argomento, iniziando proprio con le immagini della mostra. La Televisione Tedesca, attraverso l’ emittente di Monaco di Baviera –III Rete TV- accettò di produrre il film in seguito al grande interesse mostrato dal responsabile dei programmi culturali e storici Helmut Dotterweich, un caro amico, che accettò di collaborare alla realizzazione del film.

Non si trattò certo di una produzione facile. Il primo obiettivo fu la ricerca dei testimoni, ancora viventi,  degli avvenimenti storici. Con la collaborazione dell’amico Dotterweich riuscimmo a individuare alcuni artisti sopravvissuti alle persecuzioni naziste e in grado di fornire testimonianze certe. In mancanza degli artisti riuscimmo a contattare i familiari viventi, che avevano vissuto in stretto contatto con gli artisti.

Tra gli artisti riuscimmo ad avere le testimonianze di grandi personaggi quali Otto Dix,

Ernst Nay, Ewald Mataré. Tra i familiari abbiamo rintracciato il figlio di Max Beckmann, la vedova di Oskar Schlemmer, e altri e poi ci interessavano molto i proprietari di gallerie, i direttori di musei, quali Möller, Günther Franke, Vömel, Grote, Henze, e poi i critici d’arte. E’ stata una ricerca irta di difficoltà. Ma, alla fine, con molta pazienza, ci siamo riusciti.

Era la prima volta che mi accingevo a realizzare un film con una troupe tedesca. Anche qui ci è voluta una gran pazienza, soprattutto nei rapporti con il direttore della fotografia che non ammetteva ombre sui Primi Piani dei volti. Siamo dovuti arrivare ad un compromesso: qualche ombra si, ma non troppe.

Il film venne successivamente acquistato dalla RAI e trasmesso nella traduzione italiana.

Massimo Sani

  • Data di inizio
    5 Dicembre 2013 18:00
  • Stato
    Concluso
  • Categoria

      Archivio