La supertestimone di Franco Giraldi (1971, 112’)
Isolina Maffei (Monica Vitti) è una giovane donna complessata, introversa, timorata. La sua avversione per gli uomini è dovuta all’unico incontro avuto con un rappresentante dell’altro sesso: fuggita dal convento per seguire un uomo, si è ritrovata dopo qualche mese di vita coniugale, sola e senza danaro. Uno dei tanti delitti, la solita prostituta trovata uccisa, porta Isolina alla ribalta della cronaca. Sostiene giura insiste di aver visto Marino Bottecchia (Ugo Tognazzi), protettore della vittima, sul posto del delitto. Il protettore viene condannato a venti anni di carcere. Dopo qualche mese, Isolina si accorge di aver confuso nella sua “supertestimonianza” un giorno con un altro: Marino Bottecchia è pertanto innocente. Durante il processo d’appello l’imputato viene assolto dall’omicidio, ma condannato a tre anni per sfruttamento della prostituzione. La coscienza di Isolina non è ancora tranquilla; vuole aiutare l’uomo a redimersi: gli incontri sono sempre più frequenti nel penitenziario, ed alla fine i due decidono di sposarsi. Pagato il suo debito alla società, Marino si ripromette di iniziare una nuova vita con la compagna. Ma dopo aver tentato in mille modi un inserimento accettabile, e non esserci riuscito, come desistere dalla tentazione di convincere Isolina a fare il “mestierino”?
La supertestimone è un perfetto e curioso mix tra dramma giudiziario con tanto di denuncia sulla terribile vita carceraria, commedia acre come un film di Ferreri degli anni Sessanta, dagli esiti imprevedibili. Gara di bravura tra una Monica Vitti, torturata sin da subito da dubbi e sospetti e un Ugo Tognazzi cinico e ambiguo, mai sopra le righe.
Si ringrazia Dean Film