PASTORI DI ORGOSOLO

Data di inizio
14 Gennaio 2012
Data di fine
14 Gennaio 2012
Categoria
    Archivio
Stato
Concluso

(Italia, 1958, 11’)

Un pastore discende un costone di un aspro monte, spazzato dai sibili del vento. Si sente soltanto il rumore dei suoi passi sulle pietre. Lancia un fischio di richiamo, poi un urlo che si perde, con un lontano riverbero, nel silenzio delle rocce. E’ una figura solitaria, come schiacciata in un immenso paesaggio. “Questo è il Sopramonte di Orgosolo, in Sardegna, un tempo rifugio di latitanti e di banditi”. Il pastore segue il suo gregge che viene fatto entrare in un recinto. Suoni di campanacci, belati, stridere di scarponi. “In questa pietraia desolata, oggi, pochi pastori contendono al freddo e alla fame l’esistenza delle proprie greggi”. I pastori mungono le pecore, tra rari, gutturali incitamenti e schizzi di latte nei secchi. Gli agnellini, presi da un altro settore dell’ovile, sono portati ad allattarsi dalle madri. Al crepitio del fuoco, il pastore lavora il latte sino a trasformarlo, al termine di più operazioni, in formaggio. Un temporale si abbatte sul Sopramonte. Si sente qualche urlo il cui riecheggiare accompagna il trasferimento del gregge. Ora c’è nevischio. I pastori tagliano rami per fare un fuoco fumoso. Uno di loro, fucile in spalla, accarezza due pecore affamate che ne annusano la mano. Si arrampica in alto sugli alberi per procurare al gregge fronde da brucare. Il terreno è coperto di neve. I pastori si riparano per la notte in una grotta-capanno dove sul fuoco si cucinano un frugale pasto, si riscaldano, fumano, si mettono a dormire. Il silenzio è rotto solo dai rumori dei gesti quotidiani; fuori sibila un vento sempre più forte. C’è un rapporto profondo che lega il pastore alla sua terra, la sua vita alla durezza della natura.

  • Data di inizio
    14 Gennaio 2012 18:00
  • Stato
    Concluso
  • Categoria

      Archivio